Al mercato delle pulci si propongono ai collezionisti, agli oziosi e al flâneur, oggetti rigorosamente usati, e spesso di poco valore. Talvolta, insieme al molto materiale di poco conto, si possono trovare tuttavia dei veri tesori, che solamente il vero collezionista può apprezzare.
«Ciò che nel collezionismo è decisivo, è che l’oggetto sia sciolto da tutte le sue funzioni originarie per entrare nel rapporto più stretto possibile con gli oggetti a lui simili. Questo rapporto è l’esatto opposto dell’utilità, e sta sotto la singolare categoria della completezza. Cos’è poi questa “completezza”? Un grandioso tentativo di superare l’assoluta irrazionalità della semplice presenza dell’oggetto mediante il suo inserimento in un nuovo ordine storico appositamente creato: la collezione» (W. Benjamin, I «Passages» di Parigi, trad. it., I, Einaudi, Torino 2007, p. 214).
In questo caso gli oggetti, che denominiamo “pulci”, sono appunti e spunti, non privi di tensione polemica, sciolti dalle loro possibili collocazioni funzionali, che attendono di essere inseriti in un apposito ordinamento della scrittura.