Nota a L. Lombardi Vallauri, Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze, Le Lettere (collana Saggi), 2015, 346 p., ISBN 9788860878984.
I. Per-corso di mistica laica. II. La meditazione come via di risveglio. III. Apofatismo, laicità e meraviglia ontologica.
- Per-corso di mistica laica.
L’ultimo libro del filosofo a tutto tondo Luigi Lombardi Vallauri può a ragion veduta considerarsi un unicum letterario: è un libro su la meditazione, la scienza, la filosofia, la teologia, la matematica, l’estetica e su nessuna di queste cose in particolare. Si tratta piuttosto dell’esito di un intento ambizioso, quello di tradurre in scrittura, musica e immagini il corso di meditazione tenuto dall’Autore per Radio Tre Rai negli anni 2004, 2005 e 2007.
La difficoltà dell’intento si spiega nel seguente assunto: «essendo un’esperienza diretta la mistica non è un discorso. Non è mistico avere in proprio possesso tutte le frasi essenziali vere sul mondo e sulla vita, che è lo scopo dei filosofi. La mistica è un’esperienza diretta, emozionata, non fatta di parole. Quindi la filosofia può prepararla, può criticarla, ma non può esserla»[1].
Questo scritto intende – tra le altre cose – mostrare la peculiarità del risultato compiuto dall’Autore, non solo (o non tanto) quale esercizio di scrittura meditativa, ma soprattutto per i conseguimenti di carattere ‘geopolitico’ che esso ispira a realizzare.
Il volume è composto certamente da parole, eppure costituirebbe un errore ridurlo al mero discorsivo. Le immagini e le indicazioni musicali, di cui il libro è generoso, insieme con gli appunti e disegni dell’Autore – estrapolati dai taccuini del Gruppo di meditazione che egli continua a tenere in attivo dal 1979 – rendono il risultato un’esperienza più che una lettura. La fitta trama che intesse tutti gli argomenti sviluppati svela velatamente un’aspirazione lucidamente fiduciosa: avvicinare l’umano alla beatitudine costitutiva del suo essere, affinché non faccia torto alla cifra unica e plurilaterale della sua ricchezza. Anche incespicando nel crepuscolo per sempre, nella Nera Luce[2], che è il mondo, la primarietà ontologica fondamentale dell’uomo gli rende doverose (perché noblesse oblige) scelte non-riduttive, che abbiano cioè la capacità di attraversare (e segnare) l’esistenza tutta. Poeticizzare l’esistenza, sembra appunto la scelta seguita dall’Autore.
Così egli accompagna il lettore su quelle vie di risveglio che suscitano realizzazioni illuminate di autostima ontologica mentre conducono a prodigi insondabili del corpo-mente umano, il quale terminerà il percorso abbandonando insignificanti e prelevando pienezze. Il libro si presta pertanto a una lettura lenta – nel senso di meditata – magari a giorni alterni, magari un capitolo alla volta, da praticare con atteggiamento di fiera verticalità; né protesi verso i doveri di domani, né protesi verso gli episodi di ieri, ma saldati interamente nel momento presente[3]. Come spiega il Lombardi Vallauri: «Nessuna parte del libro andrebbe letta nel modo della rapida appropriazione intellettuale. Il lettore è chiamato, da un testo come questo, a propiziare in sé, con il proprio lavoro su di sé, il risultato meditativo. È chiamato a essere co-autore»[4].
Terminata questa doverosa premessa di carattere prettamente recensorio, dividerò la breve nota che segue in due paragrafi. Nel paragrafo successivo, esporrò analiticamente il contenuto del Corso: la parte prima, dedicata alle nozioni preliminari e alle vie di meditazione proposte dal Lombardi Vallauri e la parte seconda, riservata alla meditazione come pratica di risveglio e al concetto di mistica laica (par. 2). Esposizione quest’ultima che, com’è intuibile, si rende necessaria in virtù del carattere innovativo delle idee contenute nel testo. Nel paragrafo finale evidenzierò il quadro teorico entro cui si sviluppa la riflessione dell’Autore e le sue possibili implicazioni, sia sul piano filosofico, sia politico-sociale (par. 3).
- La meditazione come via di risveglio.
Il titolo del corso di meditazione radiofonico – e, di conseguenza, del libro – nasce dall’idea che il meglio delle grandi tradizioni non si salva all’interno chiuso e incomunicabile di ciascuna, ma all’intersezione dell’una con l’altra. La sintesi di due immensità plurimillenarie, Oriente e Occidente, diviene allora uno dei compiti culturali primi dell’umanità evoluta, perché nessuna di queste può, da sola, esaurire, esaudire l’animo umano[5]. Le vie di meditazione proposte nel libro sono dunque occidentali, ma tengono conto di tutta l’impostazione orientale che cerca di trasformare ogni esperienza in un misterioso altro-da-sé, che abbia la natura dell’illuminazione, della realizzazione, del risveglio.
È perciò nell’alto crinale che separa e unisce, pur appartenendo inscindibilmente a entrambe, le vallate Occidente e Oriente, che si trova il luogo di una meditazione intesa come insieme di pratiche, fisiche e psicospirituali, capaci di propiziare una mente mistica profonda, ossia la «mente che più desidero, la mente che più completamente approvo»[6]. Seguendo Lombardi Vallauri, la meditazione è (una) ricerca metodica di mistica, ove «mistica» vuol dire «incontro diretto, intuitivo, vissuto, con l’altamente significativo»[7], ove «significativo» è inteso in senso non proposizionale ma esistenziale o valoriale o sapienziale. È laica quella mistica che non consiste nella visione di sopramondi o nella visione del mondo ‘da’ sopramondi, perché non si fonda né su rivelazioni soprannaturali né su dogmi religiosi. Essa invita a lasciarsi prendere la mano dalle «sorelle maggiori dell’anima»[8], cioè dalle trascendenze immanenti o possibilità mistiche naturali offerte da sempre all’anima, o meglio, al corpo-mente umano.
Di questo genere di mistica, secondo l’Autore, l’umanità ha bisogno come del pane. E si può agevolmente concordare se si pensa a tutti i surrogati che l’uomo è andato cercando per raggiungere stati di alterazione del corpo-mente: la droga, l’alcool, il sesso, l’euforia sportiva, solo per fare alcuni esempi. Eppure questa esigenza di mistica, che è costante e universale, trova negli atti di contemplazione la via migliore di soddisfazione.
Il primo capitolo del libro propone tre modi del meditare ovvero tre vie di risveglio: la via della pacificazione profonda e della consapevolezza, la via della scienza e della realizzazione, la via delle emozioni e dell’alta identità.
Percorrendo brevemente la prima, dopo enunciate le definizioni di meditazione e mistica laica sono illustrate la meditazione di pacificazione profonda, culminante nell’estasi (samādhi), e la meditazione di vigile consapevolezza (sati-vipassanā), orientata alla liberazione. Si tratta delle vie caratteristiche del buddismo asciutto, in origine autosufficienti, quasi ali di un unico volo, ma che nel libro forniscono una specie di esercizio-base come premessa per gli altri tipi di meditazione indicati.
La seconda via, del tutto originale, è la via della (o dalla) grande scienza occidentale, che attiva il pensiero su una riserva di oggetti contemplabili e sulla loro realizzazione, non come semplici nozioni, ma come realtà con le quali si entra in contatto diretto. In questo senso la scienza può essere coltivata come una possibile via mistica, come «un balcone sull’infinito». Tra gli inesauribili contemplabili dischiusi dalla scienza Lombardi Vallauri sceglie quattro infiniti: l’infinitamente grande, l’infinitamente piccolo, l’infinitamente complesso e l’infinitamente incomprensibile. Di fronte alla difficoltà di realizzarli intuitivamente, si suggeriscono strategie per convivere affettivamente con ciò che ci supera: il contatto, sia pure oscuro, con il non dominabile è di per sé mistico, quindi desiderabile sebbene vertiginoso. Anche in questo naufragare risiede la grandezza ontologica dell’uomo, micro-universo capace di esperienza mistica misurandosi coraggiosamente con i propri limiti.
L’ultima via, quella delle emozioni e dell’alta identità, segna il passaggio dal logos all’eros, dalla scienza all’emozione. Le emozioni sono distinte in basse (arcaiche, subcorticali) e alte (recenti, culturali, corticali): le prime da superare, le seconde da valorizzare. Queste ultime, infatti, quali «esaltazioni non discorsive che accompagnano le esperienze supreme»[9], permettono l’incontro con l’altamente significativo. La panoramica di emozioni esplorata dall’Autore comprende sei tipi di esperienze emozionali: l’erotica, l’estetica, l’ontologica, la vocazionale, l’avventurale, la tenerezza-responsabilità. Tutte, meditate, accrescono l’ammirazione per il corpo-mente umano, emergenza mistica dell’universo osservabile. Sono anche esaminati alcuni modelli di gestione sapienziale delle emozioni e viene seguita con particolare attenzione la linea tantrica del risalire dalle emozioni alla “coscienza suprema”, identificandosi con questa e alimentando, suo tramite, l’autostima ontologica radicale.
Esplorate le tre vie di risveglio, il primo capitolo si chiude con una sorta di manualetto d’istruzioni per la “giornata meditativa” dell’uomo urbano, che indica adeguate strategie meditative per affrontare alcuni momenti del quotidiano, ingorghi del traffico e file agli sportelli compresi.
Se nella prima parte del libro le meditazioni possibili sono prospettate in maniera quasi programmatica, nelle successive sono evocate con un modo di comunicazione nuovo, più simile alla meditazione guidata che tipicamente si svolge in una seduta meditativa o in un ritiro meditativo, ovviamente adattata all’ascolto e alla lettura. In particolare, nel capitolo secondo la contemplazione si posa su alcuni grandi meditabili classici: la matematica, gli uomini antichissimi, la bellezza, la cultura, i problemi ultimi, gli stati negativi. Nel capitolo terzo è presentata (e auspicata) la meditazione di paesaggio, che ha il potere, secondo l’Autore, di nutrire naturalmente l’anima umana[10]. L’attenzione si concentra quindi su sette paesaggi, che si alternano – a grandi linee – tra vuoto e pieno: Alta montagna, Città; Cielo, Ecosistemi selvaggi; Mare e deserto, Donna; Acqua, Aleph.
Lungo tutto il percorso, le parole sono accompagnate da suggerimenti musicali, citazioni poetiche e visioni esaltanti, materiali e spirituali, che divengono parte integrante del messaggio meditativo, trasmettitori di un’esperienza di lettura emozionata.
- Apofatismo, laicità e meraviglia ontologica.
Con la sua ultima opera, Lombardi Vallauri consegna un inno di ammirazione per l’ontologia dell’uomo, in una prospettiva di generosità universale. Da qui, il progetto di un manifesto di spiritualità che non ha pretese di dare risposte ultime, ma è costruita entro i limiti chiaroscurali del sapere umano.
Come già anticipato, la mistica intenzionata da Lombardi Vallauri non vuole condurre all’esperienza diretta con l’altamente significativo (esistenziale-valoriale-sapienziale) ultramondano, bensì intramondano; capace cioè di avvincere e convincere gli essere umani in quanto umani, non in quanto portatori identitari di credenze religiose, politiche o ideologiche[11]. Quel significativo-esaltante può e deve essere cercato in maniera creativa, fuori dalle dimensioni dogmatiche, in orizzonti accessibili ‘naturalmente’ al corpo-mente dell’essere umano. È dunque una mistica potentemente egualitaria, disponibile per ogni uomo, come la matematica, la ginnastica, l’arte e tutto ciò che è indipendente da rivelazioni; per dirla con un solo aggettivo: laica. Tratta di «oltre che non sono degli aldilà»[12]. Di trascendenze immanenti, non di trascendenze trascendenti, che superano non l’esperienza, ma la banalità dell’esperienza.
La proposta dell’Autore sembra fondarsi, in primo luogo, su un principio super-supremo di eguaglianza ‘ontologica’ degli uomini. Spogliati dagli orpelli di detenzione di uno status, di appartenenza a una razza o di professanti una religione, gli esseri umani sono guardati e invitati a viversi come stupefacenti prodigi cosmici, che in qualche misteriosa maniera «ce l’hanno fatta» a essere nel mondo nella precisa maniera in cui ce l’hanno fatta. Siamo fatti mirabile enigma a noi stessi. È questo il thaumázein – risveglio all’essere – che stimola avventure mai concluse di poeticizzazione, illuminazione, intensificazione dell’esistenza, le quali non richiedono atti di fede, ma di frequentazione della profondità attraverso, appunto, atti di contemplazione ispirata dal sapere aperto, dal sapere intersoggettivo, dal sapere controllabile.
Il secondo pilastro che sorregge il pensiero del Lombardi Vallauri risiede nel quadro teorico dell’apofatismo[13]. Semplificando molto, si può sostenere che, qualunque sia il punto di osservazione dell’osservatore, le teorie sulla spiegazione della nascita del mondo si risolvono in inestricabili kōan, rompicapi irrisolvibili[14]. Difatti, le cosmogonie religiose ricorrono all’ipotesi di un mondo creato da un dio, ma Dio è impensabile. Le cosmogonie scientifiche devono ricorrere o all’ipotesi di un mondo materiale esistente da sempre (da un tempo infinito) o all’ipotesi di un mondo materiale esistente a partire dal nulla (da un tempo finito). Entrambe le ipotesi sono impensabili. Le cosmogonie metafisiche ricorrono – ciascuna a suo modo – all’ipotesi di un mondo emanato/sostenuto/comunque originato dall’assoluto. L’assoluto è impensabile. Logicamente segue che l’origine ultima dell’essere è impensabile e irrappresentabile.
Questo fonda l’apofatismo come quadro teorico disegnato dalla scienza e dall’ontologia filosofica che precede e, al tempo stesso, invera la mistica laica, la quale può ben essere intesa – almeno in una prima versione – come apofatismo mistico. L’Autore cita Wittgenstein, quale coniatore di una delle migliori definizioni della mistica laica: «Che il mondo è, è il mistico»[15]. In altri termini, è più che sufficiente all’uomo ciò che il mondo è per suscitargli il più abissale stupore. Il fatto di sentirsi superati, il fatto stesso di non realizzare, ma di sapere, che le cose del mondo sono reali tutte intorno a noi, è di-per-sé qualcosa di fortemente mistico, tale da non necessitare atti di fede o rifugi ultramondani.
Da tali premesse si ricava che la mistica, quale sintesi di intimazioni di spiritualità orientale e di intimazioni di scientificità occidentale, diventa, in un contesto di fondamentalismi identitari (che spesso facendosi mistici divengono fanatizzanti, come la storia tristemente dimostra) e di pensiero unico banalizzante, esigenza universalmente umana attualissima, anzi, epocale. Il suo affermarsi, insieme all’idea dell’eguaglianza ontologica tra gli uomini, potrebbe offrire risposta all’urgenza di una visione sapienziale della vita che un’umanità laicizzata (nel senso deteriore del termine, poiché sedotta dalla pseudo-onnipotenza tecnologica e oscillante tra futilità e desolazione) va ancora cercando. Inoltre, inevitabilmente concederebbe maggiore spazio a una cultura della solidarietà umana universale e della nonviolenza, alla conservazione e creazione di un ambiente naturale e culturale armonioso, ai doveri di ammirazione, pietà, giustizia nei confronti anche degli esseri senzienti non umani. Si realizzerebbe così un clima altamente pleromatico[16], in cui la religiosità non sarebbe annullata, bensì presentata come ‘interessante’, al pari di tutte le altre manifestazioni di sviluppo che accrescono la pienezza dell’essere umano (come l’arte, la cultura, lo sport, la mistica, etc.).
La mistica laica, in particolare, inviterebbe ciascuno a coltivare la propria autostima ontologica e a realizzare integralmente qualità positive, in modo da contribuire, secondo le proprie possibilità e aspirazioni, alla bellezza della storia dell’essere.
Note.
[1] Lombardi Vallauri 2015, 20.
[2] Lombardi Vallauri 2001.
[3] Lombardi Vallauri 2015, 57.
[4] Lombardi Vallauri 2015, 12.
[5] Lombardi Vallauri 2015, 9.
[6] Lombardi Vallauri 2015, 21.
[7] Lombardi Vallauri 2015, 19.
[8] Lombardi Vallauri 2015, 20. L’espressione utilizzata dall’A. prende ispirazione dagli scritti di Charles Péguy, tra i quali Il portico del mistero della seconda virtù ove la bambina Speranza è accompagnata dalle sorelle – tenute in considerazione ben più di lei – Fede e Carità.
[9] Lombardi Vallauri 2015, 57.
[10] Lombardi Vallauri 2015, 187.
[11] Lombardi Vallauri 2015, 8.
[12] Lombardi Vallauri 2015, 9.
[13] Sul quale v. Lombardi Vallauri 2001
[14] Cfr. Lombardi Vallauri 2002, 106.
[15] Nella versione italiana del Tractatus la medesima frase è tradotta: «non come il mondo è, è il mistico, ma che esso è». Wittgenstein 1922, citazione 6.44.
[16] Il concetto di pléroma (= della pienezza dell’essere) è centrale nella filosofia politica di Lombardi Vallauri. Per approfondire v. Lombardi Vallauri 1990, vii ss. e, più di recente, Franza 2016, 581 ss.
Riferimenti bibliografici
Lombardi Vallauri L. 2015. Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze, Le Lettere (collana Saggi).
Lombardi Vallauri L. 2001. Nera Luce. Saggio su cattolicesimo e apofatismo, Firenze, Le Lettere.
Lombardi Vallauri L. 1990. Abitare pleromaticamente la terra, in Id., Il meritevole di tutela, Milano, Giuffrè, VII ss.
Wittgenstein L. 1922. Tractatus Logico-Philosophicus, ed. it. Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916, Torino, Einaudi, 1995.
Franza T. 2016. Il pléroma come ideale regolativo, in Aa.Vv., Scritti per Luigi Lombardi Vallauri, Vol. II, Milano, Cedam-Wolters Kluwer, 581 ss.